Una Famiglia Letteraria

Il primo, Erasmo di Valvasone, poeta, nasce nel 1523 da Giulia di Colloredo. Delle sue opere ricordiamo il trattato in versi La caccia - che ebbe successo e critiche lusinghiere anche dal Tasso - e il poemetto l'Angeleide, a cui si ispirò, tra gli altri, il poeta inglese J. Milton per il suo Paradiso perduto.

Nel 1599 viene alla luce, da Ginevra di Colloredo, Ciro di Pers, anche lui poeta e Cavaliere di Malta. Nelle sue rime, lo slancio maggiore si esprime nei sonetti, in certi raffinati canti amorosi e nelle canzoni civili tra cui spicca Italia calamitosa.

Nel 1622 nasce Ermes di Colloredo cugino di Ciro e l'unico dei tre nato nel Castello, è il poeta che scrive nella lingua degli affetti, il friulano. Signore gaudente, traspone il suo spirito in versi burleschi e asprigni di grande successo e con la poesia conferisce alla lingua friulana dignità letteraria.
Quasi due secoli dopo, nel 1831, è la volta di Ippolito Nievo, giornalista, scrittore soprattutto e poeta. Eroe garibaldino, prende il nome dalla nonna materna Ippolita di Colloredo. È lui a rendere il Castello immortale con le indimenticabili pagine de Le Confessioni di un italiano, cantando paesaggio e cucina, storie e sentimenti, uomini e fatti di un angolo d'Europa chiamato Friuli.
Così lo definisce l'ultimo degli scrittori della famiglia, Stanislao, pronipote di Ippolito. Anche lui narratore e poeta, ma anche giornalista, fotografo, cineasta, ha condiviso con il prozio, al Castello, la stessa stanza che, un secolo dopo, gli fu data per pura casualità. Una premonizione del mestiere di scrittore che avrebbe fatto?

Per Stanislao, le ascendenze letterarie includono anche i due scrittori del ramo materno Nasalli Rocca di Corneliano, Joseph e Xavier de Maistre.

Pagine: | 1 | 2 |
ˆ Torna su ˆ